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domenica 20 aprile 2008

CONFLITTO DI INTERESSI.

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Un conflitto di interessi emerge in presenza di proprietari di imprese che vengono ad assumere cariche pubbliche. La contemporanea proprietà di società di assicurazione, di colossi dell'editoria, di imprese turistiche, e così via, acuisce questo problema nella figura di Silvio Berlusconi.

Secondo il settimanale britannico The Economist, Berlusconi, nella sua doppia veste di proprietario di Mediaset e Presidente del Consiglio, deteneva il controllo di circa il 90% del panorama televisivo italiano.[53] Questa percentuale include sia le stazioni da lui direttamente controllate, sia quelle su cui il suo controllo può essere esercitato in maniera indiretta attraverso la nomina (o l'influenza sulla nomina) degli organismi dirigenti della televisione pubblica. Questa tesi viene respinta da Berlusconi che nega di controllare la RAI. Egli sottolinea il fatto che durante il suo governo siano stati nominati presidente della RAI persone facenti riferimento al centrosinistra, in primo luogo Lucia Annunziata. Attualmente il presidente della RAI è Claudio Petruccioli, di centro-sinistra, mentre il ruolo di direttore generale è ricoperto da Claudio Cappon. Di fatto durante il governo Berlusconi il CdA della RAI era a maggioranza di nomina della Casa delle Libertà.

Il vasto controllo sui media esercitato da Berlusconi è stato collegato da molti osservatori italiani e stranieri alla possibilità che i media italiani siano soggetti ad una reale limitazione delle libertà di espressione. L'Indagine mondiale sulla libertà di stampa (Freedom of the Press 2004 Global Survey), uno studio annuale pubblicato dall'organizzazione americana Freedom House, ha retrocesso l'Italia dal grado di "Libera" (Free) a quello di "Parzialmente Libera" (Partly Free)[54] sulla base di due principali ragioni, la concentrazione di potere mediatico nelle mani del Presidente del consiglio Berlusconi e della sua famiglia, e il crescente abuso di potere da parte del governo nel controllo della televisione pubblica RAI.[55] L'indagine dell'anno successivo ha confermato questa situazione con l'aggravante di ulteriori perdite di posizione in classifica.[56]
Reporter senza frontiere dichiara inoltre che nel 2004, «Il conflitto d'interessi che coinvolge il primo ministro Silvio Berlusconi e il suo vasto impero mediatico non è ancora risolto e continua a minacciare la libertà d'espressione».[57] Nell'aprile 2004, la Federazione Internazionale dei Giornalisti si unisce alle critiche, obbiettandosi al passaggio di una legge firmata da Carlo Azeglio Ciampi nel 2003, che i detrattori di Berlusconi ritengono sia destinata a proteggere il suo controllo dichiarato del 90% dei media nazionali.[58]

Lo stesso Berlusconi, per rispondere alle critiche su un suo conflitto di interessi, pochi giorni prima delle elezioni politiche del 2001, in un'intervista al Sunday Times annunciò di aver contattato tre esperti stranieri («un americano, un britannico e un tedesco»"), di cui però non fece i nomi, che lo consigliassero nel trovare una soluzione alla questione. Pochi giorni dopo ribadì al TG5 la sua decisione, specificando che:
« In cento giorni farò quel che la sinistra non ha fatto in sei anni e mezzo: approverò un disegno di legge che regolamenterà i rapporti tra il Presidente del Consiglio e il gruppo che ha fondato da imprenditore »
a cui fecero eco le parole del presidente di AN Gianfranco Fini e di altri politici della CdL, i quali nei giorni seguenti confermarono più volte che, in caso di vittoria alle elezioni, l'intenzione del governo era quella di presentare entro i primi 100 giorni un disegno di legge per risolvere la questione tramite un blind trust. Non vennero mai resi noti i nomi dei tre esperti stranieri che si sarebbero dovuti occupare della questione, né vennero mai presentati disegni di legge del tipo di quelli annunciati prima delle elezioni.Evidentemente non c'è mai stato un vero impegno in tal senso teso a correggere una tale discrasia e neanche il centrosinistra, al governo dal 1996 al 2001, è riuscito ad intervenire sul tema del conflitto d'interessi. Nel 2003 Luciano Violante, allora capogruppo DS alla Camera, dichiarò in Parlamento che il centrosinistra aveva dato nel 1994 la garanzia piena a Berlusconi e Letta che le "televisioni non sarebbero state toccate" con il cambio di governo. Inoltre sottolineò che il centrosinistra non ha approvato una legge sul conflitto di interesse e anzi ha votato a favore per l'eleggibilità di Berlusconi a deputato quando essa fu contestata (la Costituzione nega l'eleggibilità per i concessionari dello Stato) e rimarcò il fatto che durante il governo di centrosinistra il fatturato di Mediaset era cresciuto di 25 volte.

8 commenti:

laura ha detto...

non hai perso la speranza se ancora fai informazione.. dobbiamo lottare ora piu che mai.. e svegliare il popolo italiano... se ci uniamo saremmo piu forti... poi sicuramente si sveglierà una volta toccato il fondo.. e ci stiamo avvicinando... buon lavoro e non demordere!!!

Peppe ha detto...

Brava Laura, anch'io la penso così. Non dobbiamo mollare.

Liby ha detto...

Complimenti ;-)) .. veramente un ottimo lavoro!!

Liby

Valeria ha detto...

Grazie per aver visitato il mio blog.
Interessanti i tuoi post!...per fortuna che c'è internet a salvare almeno in parte la libertà e il fascino della comunicazione. A presto,Vale

laura ha detto...

non ci possono chiudere la bocca a tutti, è impossibile... e poi si puo sempre scendere in piazza... una cosa importante da fare è una nostra lista, un modo per contarci e contattarci in caso di "incidenti"... per questo penso che dobbiamo sempre fare capo a Stefano Montanari.. e darci da fare per ampliare questo movimento... ma su con la vita, soridiamo!!! ci siete tutti domani spero!? buona firma!!!

Imagine ha detto...

concordo coi primi post! ora tocca a noi resistere...
bel blog!

Anonimo ha detto...

Non ci voleva l'economist per dirci che il gemello Silvio fosse in grave conflitto di interessi. Il guoio è che qui in Italia tutti lo sanno ma nessuno neanche i magistrati seriamente si muovono. Aspettiamo la rivoluzione? Quel briciolo di democrazia che ci è rimasto è più che sufficiente ad accendere qualche led fulminato nel cervello di magistrati non ancora narcotizzati. e in gente comune che non vuole ancora rassegnarsi

Nino Imbrici ha detto...

Non ci voleva l'economist per dirci che il gemello Silvio fosse in grave conflitto di interessi. Il guoio è che qui in Italia tutti lo sanno ma nessuno neanche i magistrati seriamente si muovono. Aspettiamo la rivoluzione? Quel briciolo di democrazia che ci è rimasto è più che sufficiente ad accendere qualche led fulminato nel cervello di magistrati non ancora narcotizzati. e in gente comune che non vuole ancora rassegnarsi